Lettera n. 009 - Il Mondo dopo
Gli ultimi 2 anni hanno estremizzato gli aspetti più tossici della nostra Società, tra cui la fretta disumanizzante a cui tutti siamo sottoposti.
Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, che triste trovarsi adulti, senza essere cresciuti…
Così cantava Fabrizio De André nella leggendaria canzone “Un giudice” del 1979 che vi invito caldamente ad ascoltare (bellissima la versione Live con la PFM).
La canzone in realtà parla di una persona con nanismo, per la quale De André intende “essere cresciuti” sotto un aspetto prettamente di altezza, ma io la userò per parlare di altro.
Il 31 marzo si è sciolto il Comitato Tecnico Scientifico, lo Stato di Emergenza COVID è terminato e progressivamente andremo verso un sempre maggiore allentamento delle misure, nella speranza di ritornare al mondo del 2019, prima che la questione COVID - e le successive crisi dovute alla Guerra in Ucraina - sconvolgessero le nostre serene e pacifiche vite da abitanti del Primo Mondo nel 21esimo secolo.
Ma il punto sta proprio in questo: non è più il 2019, e nemmeno il 2020. Siamo nel 2022, e la dimensione temporale che abbiamo vissuto è stata così distorta che fatichiamo ad accorgercene.
Io sono nato nel 1993, e quando la questione Covid è iniziata avevo 26 anni, 2 annetti di esperienza lavorativa alle spalle - con la promessa di cambiare in breve tempo - e una mentalità da adolescente dilatata tipica di chi ha fatto l’università e ha avuto il privilegio di ritardare il proprio impatto con il mondo adulto (quello di capi, colleghi, sveglie presto, riunioni, mutui, bollo dell’auto, figli, asili nido…). Il mondo in cui vivevo me lo permetteva: già nel 2019/20 era evidente come gli schemi temporali del mondo dei nostri genitori fossero ormai scomparsi ed era normale per un ragazzo di 26 anni essere single, fare disegni su Instagram, giocare alla play, uscire a bere, andare in discoteca.
A giugno farò 29 anni. I miei amici di sempre (sono cresciuto in una compagnia di ‘92) si stanno tutti preparando a festeggiare i 30 anni ma sento che dentro di noi è cambiato ben poco.
L’esperienza che abbiamo vissuto è stata sicuramente unica (o almeno davvero rara) e probabilmente ci ha trasmesso comunque delle esperienze che porteremo con noi e che in qualche modo ci hanno influenzato o ci influenzeranno, soprattutto nelle fasi più severe dei vari lockdown o a Marzo 2020, quando la portata di questa cosa era ancora quasi del tutto ignota, sta di fatto che però ci ha privato di 2/3 anni estremamente importanti per vivere altre esperienze, esperienze più normali, formative.
Di questo ho già parlato in un post, e ci ritornerò nel post che troverete alla fine di questa Newsletter, al momento in esclusiva per voi (quindi sarebbe più corretto dire “in anteprima”), ma è un concetto che mi sembra doveroso sottolineare e ribadire.
Ho l’impressione che mentalmente siamo gli stessi di 2/3 anni fa, ma tutto attorno a noi sia cambiato.
Mi sono cullato - noterete che sto usando la prima persona singolare perché non vorrei dare per scontato che anche per voi sia lo stesso, anche se vi invito a dirmi la vostra qui, su Instagram, su Telegram, dove volete - nell’idea che se tutto il mondo fosse stato fermo per un po’, finalmente sarei stato anche io libero dall’idea di correre, fare, inseguire. D’altronde la differenza di passo con gli altri la vedi solo se qualcun altro cammina, ma se tutti stanno fermi la competizione, la fretta, l’ansia sociale, la FOMO, dovrebbero scomparire.
Dovrebbero.
Probabilmente è stato commesso da parte nostra l’errore di sottovalutare la brutalità della velocità del nostro mondo. Abbiamo davvero pensato, mentre vedevamo “la natura riprendere il controllo” e apprezzavamo chiusi nelle nostre case “un ritorno a uno stile di vita lento” (ovviamente ben armati di Whatsapp, Zoom, social, Netflix ecc… a rendere il tutto sufficientemente stimolante e smart da non farci impazzire), che una volta finita questa storia avremmo imparato qualcosa di davvero importante. Ne saremmo “usciti migliori”.
Senza perderci su tutte le cose che abbiamo davvero sperato di poter risolvere - non vorrei si trasformasse in una rassegna stampa cringe - mi soffermerò su quella che più ci interessa.
Abbiamo davvero pensato di poter rallentare. Che i due anni persi tra lockdown, mascherine e restrizioni ci sarebbero stati perdonati. Che anche se sei entrato in questa cosa 15enne e ne esci 18enne sei comunque ancora un ragazzino che non è tenuto a fare scelte che lo condizioneranno per il resto della propria vita (lavoro? studio? e se studio che facoltà faccio? seguo le mie passioni o trovo qualcosa che mi garantisca lavoro e stipendi? resto qui o vado all’estero?), o che se sei entrato in questa cosa a 26 anni e ne esci 29enne è ancora ok giocare alla play, andare in discoteca ed essere single, mentre ti viene richiesto di pensare da genitore, cercarti il lavoro vero, fare le carte per il mutuo.
Ovviamente sbagliavamo.
Nella vita credo sia importantissima la possibilità di fare errori, una possibilità che già in tempi normali era stata fortemente limitata da un mondo sempre più frenetico, una concorrenza sempre più spietata, una competitività spinta oltre ogni immaginazione.
Avremmo potuto avere 2/3 anni per fare errori, sperimentare, capire, forti della nostra età che aveva il diritto di passare come tutte le altre età, facendo esperienze in quel mondo reale che si era messo in pausa solo per ingannarci.
Non è stato possibile, e ora dobbiamo convivere con le conseguenze di un virus che oltre ad aver spento moltissime vite umane e danneggiato molte altre, ha esasperato le caratteristiche tossiche di un sistema che resta ancora lì, perfetto e intoccabile, rendendo la nostra indifferenza ancora più snervante.
Al termine di questa Newsletter troverete un disegno, in anteprima per voi che seguite le Lettere da una civiltà in declino. Riguarda il passare del tempo, le cose per cui è già tardi. Per voi ci sono cose per cui ormai è tardi? Fatemelo sapere.
Prima di passare alla chiusura però, vi lascio con qualcosina del mondo di Mangiasogni.
Se seguite attentamente la pagina sapete che al momento non se la passa benissimo. L’apparato sanzionatorio di META non mi lascia tregua, rendendo progetti come questo ancora più importanti, visto che mi danno la possibilità di esprimermi con voi al di fuori del circuito META.
Io ovviamente continuo a disegnare, pur convivendo con il dispiacere di non potermi esprimere liberamente e raggiungere il potenziale che questo progetto potrebbe avere se non fosse censurato così frequentemente.
Sto portando avanti altri progetti che spero potrete apprezzare nei prossimi giorni, settimane o mesi, e intanto vi lascio qui di seguito i modi in cui potete supportarmi.
Su Instagram. Ebbene sì. Scrivetemi in DM, sentiamoci, ditemi cosa ne pensate di questa Newsletter, dei disegni, delle story, delle dirette. Condividete i miei post, commentateli, mettete “Mi piace”, salvateli. Magari se capiscono che i miei contenuti sono apprezzati mi lasceranno in pace;
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Ora sono un cupo White collar, un giorno magari racconterò storie di professione. Non sono sicuro neanche di volerlo, però se c’è un modo per iniziare a crederci davvero, è anche con le donazioni sul mio profilo ko-fi.
Le donazioni sono di 2 Euro (e multipli);
Ho aperto un gruppo Telegram, dove sentirci più direttamente e avere un valido back-up nel malaugurato caso in cui un giorno META decidesse di fare sul serio con me. Metto lì tutti i post che metto su Instagram, allo stesso momento. Vediamoci da quelle parti!
Ora che il momento marchetta è finito, vi metto qui in anteprima il post che uscirà su Instagram (e Telegram) giovedì 7 aprile!