Lettera n. 014 - Rituali
Disillusione e disincanto, le due parole che porto con me al termine di questo 2022.
Ed eccoci qui, a fine dicembre 2022, per il quattordicesimo numero di questa newsletter più o meno mensile.
Dico più o meno perché ad esempio il numero di novembre non è uscito per un insieme di ragioni, su tutte la forte tendinite che ho al braccio sinistro e alcune novità di Mangiasogni che stanno assorbendo tutte le mie energie di scrittura (su cui credo torneremo nei prossimi mesi però…)
Fino a non molto tempo fa, questo periodo dell’anno mi dava delle sensazioni contrastanti, come credo le dia a molti: un anno finisce, e uno si accinge a cominciare.
Viene quindi naturale fare due esercizi che io trovo di diversa utilità: tirare le somme dell’anno appena trascorso, e fare i nuovi propositi dell’anno che verrà.
Ma perché li trovo di diversa utilità? Partiamo dai propositi del nuovo anno.
Fino a non molto tempo fa, appunto, amavo farli. Pensate che avevo proprio un rituale: tra fine dicembre e inizio gennaio li scrivevo su un foglio di carta, rigorosamente a mano, e poi al termine dell’anno successivo, in qualche falò di capodanno, bruciavo quel foglio.
Ho smesso di fare i propositi del nuovo anno.
Non per pigrizia o altro, o per paura di affrontare un qualche tipo di giudizio, ma perché li trovavo un collegamento a un tipo di mentalità a cui sono stato vicino per anni, e da cui ora sono contento di riuscire sempre di più a staccarmi: l’aziendalizzazione dell’essere umano.
E’ sicuramente utile, se non fondamentale, avere obiettivi nella vita, ma l’idea di fissarli su un foglio, monitorarne lo sviluppo nell’anno, tracciare l’andamento dopo mesi, si collega a un’idea di vita per traguardi che non sento più mia.
Le aziende vivono così. Con obiettivi da raggiungere; azionisti, partner e investitori pronti a verificare i report; asticelle da mettere sempre più in alto; riorganizzazioni da valutare se si vede che gli standard non sono stati raggiunti, se non ci si è dimostrati all’altezza delle aspettative.
Io non sono un’azienda, nessuno di noi lo è, e questo è uno dei due principali motivi per cui ho rinunciato a quello che per me era un rituale prezioso, ovvero fare i propositi del nuovo anno.
L’altro motivo, che affronterò nel post dedicato al Blue Monday (previsto per lunedì 16 gennaio 2023) è l’idea di dover vivere soltanto in scaglioni predeterminati: weekend, ferie, ponti ecc… per quanto io ora sia in ferie, e sono contento di esserlo, d’altra parte non me la sento di ignorare l’effetto spiacevole che mi fa sapere di poter (e dover) vivere solo in ritagli di tempo predeterminati. Una piccola - e per nulla sufficiente - scappatoia a tutto ciò potrebbe essere quella di smettere di vivere la vita a pezzi prestabiliti (le settimane, i mesi, gli anni, le decadi delle età di ciascuno di noi ecc…) e provare a vivere il percorso, non l’obiettivo. Per questo, quindi, credo che fissare degli obiettivi per l’anno che verrà non sia una buona idea.
Arrivando invece al secondo dei miei Rituali, questo lo trovo ancora utile e piacevole, forse parzialmente contraddicendo quel che ho appena scritto.
Tirare le somme dell’anno appena finito.
In realtà questo secondo rituale si inserisce in una riflessione più ampia, ovvero riguardare il passato per rivalutarlo.
Tanti anni fa, credo fosse il 2014, ispirato da un articolo che purtroppo non riesco più a trovare (mi spiace molto, avrei voluto linkarvelo) ho iniziato a stampare le foto. In quell’occasione ho recuperato, tra social, hard disk e schede SD varie moltissime foto dal 2006 al 2014, ne avevo selezionate circa 250 e le avevo stampate.
L’ho trovato un esercizio veramente utile. Anzi, l’ho trovato un esercizio veramente bello. Nel 2014 avevo 20/21 anni, mi trovavo nel bel mezzo del mio percorso di Laurea, e avevo la tendenza a sottovalutare il mio passato, le esperienze fatte e la bellezza e l’importanza del cammino fatto fino a quel momento. Rivedermi e rivedere le foto, i miei amici negli anni, le vacanze, le esperienze, le gite scolastiche, i concerti sia come pubblico che come musicista mi aveva permesso di fare un prezioso esame della realtà del mio passato: vederlo per quel che era, e non filtrato dai ricordi che possono spesso essere ingannevoli, specie se visti con gli occhi del presente.
Ecco, tirare le somme forse rientra in questo filone, e per questo - nonostante quel che ho detto sull’importanza di non fissarsi con scaglioni temporali precisi - mi piace farlo.
Detto questo, visto che siamo arrivati alla fine di un bell’anno per Valerio (che sarei io) e per Mangiasogni (che sarei io), vorrei lasciarvi con qualche riflessione, con quel che ho imparato da quest’anno: sulle due parole che più ho visto nella mia attività in questi dodici mesi, raccolte dalle vostre testimonianze ed esperienze, in reazione ai miei racconti e contenuti.
Le parole sono disillusione e disincanto.
In realtà credo che siano quasi sinonimi, e anche io le utilizzerò quasi come tali nelle prossime righe.
Per quanto ormai i follower della pagina siano di quasi ogni fascia di età, è chiaro che il mio target è prevalentemente tra i 15 e i 35 anni, e secondo me un giorno, in un futuro non troppo lontano, useremo quelle due parole per descrivere il generale stato d’animo di chi si trova ad avere queste età - molto diverse tra loro, è giusto sottolinearlo - in questo particolare periodo storico.
Ho imparato molto in quest’anno di racconti, contenuti e crescita, ma se qualcuno dovesse chiedermi a bruciapelo due parole per descrivere le cose e le persone che racconto userei, appunto, disillusione e disincanto.
Queste parole partono da un qualche tipo di elemento magico, l’illusione (facendo lo sforzo di non usare l’accezione negativa dell’”illuso” ma quella positiva dell’”illusionista” e l’”illusionismo”) e l’incanto, e attraverso l’uso della particella “dis” ci fanno ben capire che quell’elemento magico è scomparso, o si accinge a scomparire.
Non c’è illusione, non c’è incanto.
A questo punto, facendo uno dei miei amati riferimenti nerd, mi collegherò a due opere che ho amato negli anni: Il Signore degli Anelli e Final Fantasy VII, e a quel che ho capito io di alcuni passaggi di queste opere.
Ne “Il Signore degli Anelli”, Isengard è sotto il controllo di Saruman, che ha portato un elemento inedito per il mondo fantasy pseudo-medievale in cui la storia è ambientata: la tecnologia. Almeno nei film vediamo le sue armate molto più tecnologicamente avanzate delle altre, con l’iconica scena dell’Uruk-Hai Berserker che usa congegni esplosivi, e anche il suo apparato produttivo ha dei connotati che potremmo definire industriali.
La figura di Saruman viene contrapposta invece agli Ent, spiriti protettori dei boschi e della natura che si adoperano per fermare la spietata opera di disboscamento dello Stregone Bianco.
D’altra parte, in Final Fantasy VII, abbiamo un modo futuristico e iper tecnologico, in cui una mega-corporation su scala globale di fatto si è sostituita al governo mondiale (vi ricorda qualcosa?) e sfrutta la fonte di vita primordiale del Pianeta senza pietà (vi ricorda qualcosa?), per trarne energia e profitto (vi ricorda qualcosa?).
In entrambe queste opere abbiamo la Tecnologia che opprime la Natura, e fin qui (purtroppo) nulla di nuovo, ma credo faccia qualcosa di più: opprime la Magia.
Credo che questa sia un’interessante chiave di lettura di alcuni dei tantissimi fenomeni della nostra epoca, e anche per comprendere il sentimento che, dal mio punto di vista privilegiato, ho percepito come diffuso.
Come sapete, il mio rapporto con alcune tecnologie è a dir poco difficile e controverso. Ne faccio un ampio utilizzo, come credo ormai praticamente chiunque nel primo e secondo mondo, e non dubito minimamente dell’effetto positivo e addirittura salvifico che hanno avuto nella vita di molti. D’altra parte però non riesco a ignorare come alcune di queste tecnologie, il sistema che c’è dietro alla loro produzione e sfruttamento, le conseguenze che queste hanno sulle nostre vite, abbiano un ruolo di primaria importanza nel generare e alimentare la disillusione e il disincanto di cui sopra.
Provo a spiegarmi meglio, e a farlo in breve: le tecnologie dei social media, dell’e-commerce sfrenato, della fast fashion, del tutto-e-subito, secondo me hanno un ruolo molto importante nel rendere la percezione delle nostre vite inadeguata, insoddisfacente, un costante termine di paragone con altre vite, i cui tentativi di miglioramento sono frustrati da un sistema profondamente iniquo, governato da chi queste tecnologie le ha inventate, le alimenta e le rende sempre più indispensabili per tutti noi.
Però, diciamoci la verità. Per parlare di quel che ho imparato in quest’anno, e di questi temi, ci vorrebbe molto più spazio di quel che una newsletter mensile può concedermi, e se continuassi rischierei di annoiarvi più del dovuto.
Concluderei quindi questa sezione dicendo che disillusione e disincanto sono parole su cui dovremmo riflettere molto. Perché ci sentiamo così? Cosa ci impedisce di vivere come vorremmo? E’ qualcosa di irrimediabile? Di irrisolvibile? Migliorare il modo in cui viviamo e in cui ci sentiamo con le nostre vite si può fare anche con piccoli gesti?
Arrivando quindi alla sezione finale di questa ultima Newsletter dell’anno, vi lascio un po’ di somme che ho tirato, di cose successe nel 2022. I propositi, come promesso, non ci saranno:
Il progetto Mangiasogni ha raggiunto oltre 100.000 followers su Instagram, che è un traguardo incredibile a cui mai avrei pensato, sono sincero. Anche se per vari motivi la mia crescita è ferma da oltre 2 mesi, è comunque un risultato enorme, di cui voglio essere orgoglioso e del quale vi ringrazio molto;
Ho potuto fare belle collaborazioni con vari Creator, anche se meno di quanto avrei voluto. Posso dire che ancora oggi non è facile muoversi in questo mondo, ma insomma pian piano ce la faremo;
Il mio profilo Ko-Fi mi ha permesso di ottenere, in quest’anno, quasi 500 Euro. Si tratta di una somma decisamente insufficiente, che non mi permette neanche di sognare di fare di Mangiasogni una professione, però sono pur sempre quasi 500 euro in più rispetto al 2021, e da questa crescita posso sperare in qualcosa. A proposito, se avete piacere, vi lascio il link per fare donazioni spontanee o iscrizioni mensili, con un importo scelto da voi;
Il 12 novembre ho fatto il mio primo evento dal vivo, a S. Stino di Livenza (VE). E’ stata un’occasione bellissima, che mi ha permesso di esprimermi come mai prima e di uscire da un panorama social che come ben sapete mi sta stretto. Spero tanto di poterne fare molti altri, anche in giro per l’Italia. Anzi, se volete chiamarmi da qualche parte, liberi di farlo.
Detto questo, vi ringrazio per avermi fatto compagnia in questo 2022, e sono curioso di sapere sia cosa ne pensate di questa newsletter, che di quali siano le somme che tirate voi al termine di quest’anno, che per me è stato davvero lungo.
Sentitevi liberi di scrivermi, qui, via e-mail, su Ko-Fi, in DM su Instagram, dove volete… per il resto, ci vediamo lunedì 9 gennaio sul mio profilo Instagram, per festeggiare insieme i 4 anni di Mangiasogni!
Grazie mille, e buon anno.