Lettera n. 015 - Piattaforme
Un pensiero su come stia cambiando l'arte, gli artisti, l'attivismo, la politica e le nostre vite.
Nel momento in cui scrivo questo quindicesimo numero della mia newsletter mensile, il progetto Mangiasogni sta attraversando una delle varie fasi oscillanti di questi circa quattro anni di attività (compiuti questo mese!).
Questo perché, entro subito nel vivo, gli utenti e i creator non sono proprietari di nulla sui social media, sono soltanto ospiti. Ospiti di chi? O di cosa? delle piattaforme.
Le “piattaforme” (YouTube, Instagram, Facebook, Twitter, TikTok, Twitch, quel che preferite) ci ospitano, ci danno contenuti, intrattenimento, indignazione, informazione, persone di bell’aspetto su cui fantasticare; oltre che visibilità, soddisfazione, gonfiamenti dell’ego, fama, notorietà, denaro, successo, contratti più o meno succulenti.
Ci ospitano e ci concedono tutto questo, che però resta loro, non è nostro. Una specie di locazione, il cui canone è pagato in tempo di permanenza sulle app, contenuti e preziosissimi dati personali.
Questo ovviamente vale anche per me, per chiunque, nessuno escluso. Non importa quanti milioni o miliardi tu porti a queste piattaforme, lo spazio non sarà mai tuo e potrai sempre esserne sfrattato, come ci insegnano i recenti casi di creator enormi come Ye o Andrew Tate.
Dal momento in cui il successo di artisti, business, di progetti di attivismo e politica e persino le nostre vite ruotano attorno a queste piattaforme e alle loro mutevoli regole, diventa molto chiaro capire quale sia il nostro ruolo in tutto questo.
Un ruolo passivo, addirittura succube.
Andando ad esempio su politica e attivismo, mi piace molto Francesco Oggiano quando parla di “Performattivismo”, ovvero di quel fenomeno - estremamente presente oggi - in cui l’attivismo si mescola alla performance e alle sue regole, e il primo finisce per soccombere davanti alla seconda. Detto diversamente: se l’attivista è tale in base al proprio successo social e ai contratti, le interviste e le collaborazioni che questo gli dà, arriverà un momento in cui la parte di performance (numeri, risultati, guadagni ecc…) divorerà quella di attivismo. La componente di attivismo inoltre, non sarà solo spenta da quella di performance, ma proprio sacrificata: il performattivista userà i temi cari alla sua nicchia per proprio tornaconto personale.
Già da questa prima parte potremmo capire molto.
Come si fa a criticare, attaccare, superare o eventualmente distruggere un sistema a noi avverso se è il sistema stesso a decidere come e quando gli attivisti avranno visibilità, disincentivando i loro contenuti critici attraverso una minore - o nulla - copertura social?
La risposta la sappiamo già.
Spostandoci oltre, arriviamo ancora più vicini a quello che è il mio ruolo quando indosso le vesti di Mangiasogni: l’impatto delle piattaforme sugli artisti.
Da tempo si parla di come Instagram stia cambiando. Solo l’estate scorsa con “Make Instagram Instagram Again” creator di fama mondiale avevano chiesto che Meta fermasse la “tiktokizzazione” di Instagram, che sta chiaramente virando verso contenuti più video, un problema per i creator di contenuti statici come foto, slide, caroselli e disegni, che resterebbero orfani dell’unica piattaforma non-major specializzata in contenuti statici.
L’impatto di questo tipo di scelte su artisti e aspiranti tali è enorme, visto che estremizza e velocizza moltissimo quello che è un aspetto peculiare delle carriere artistiche, ovvero l’instabilità: capita a ogni artista di sbagliare un film, un disco, passare un po’ di moda, essere superato da concorrenti più abili, ma questo in carriere artistiche ordinarie avveniva nel lasso di anni, e poche volte nell’arco di una vita.
Con la mutevolezza delle piattaforme, delle loro regole e algoritmi, le variazioni nella vita di un creator o di un artista sono molto frequenti e repentine, ricalcando ciò che sta avvenendo nella vita di tutti: sono sempre stato convinto del fatto che i social abbiano inventato ben poco, e che abbiano “solo” estremizzato e velocizzato fenomeni già esistenti. Molte delle cose positive e negative che proviamo grazie ai (o per colpa dei) social già accadevano nelle nostre vite, solo che ora avvengono con una frequenza tale da disturbarci, destabilizzarci e renderci cronicamente all’erta.
Il creator a questo punto è tenuto a reinventarsi, a imparare cose nuove e ad adattarsi molto più frequentemente di quanto doveva fare in passato.
Nulla di diverso da quello che è richiesto a ciascuno di noi come lavoratori o studenti, in un contesto professionale particolarmente fluido che si adatta a quel che il mercato di volta in volta impone. Oggi vanno le STEM, domani chissà.
E a proposito di STEM (Science Technology Engineering Mathematics, per intendere il complesso delle materie scientifico-tecnologiche), vale la pena spendere qualche pensiero sulla prepotenza con cui le I.A. sembra stiano entrando nelle nostre vite.
Se è vero che ogni mese su internet ha un suo trend, il trend di gennaio 2023 è senz’altro ChatGPT e il solito indotto di opinioni: chi lo vede come una rivoluzione epocale, chi come una tragedia di scala mondiale, chi non perde un secondo e già vende corsi e idee per sfruttarlo al meglio nel proprio business.
La portata effettiva di ChatGPT e simili la vedremo tra un po’, giusto per non farci trascinare nello stesso eccessivo entusiasmo degli NFT e del Metaverso (se ne parla ancora fuori da LinkedIn?), ma da diverso tempo ormai ci si interroga su come l’enorme progresso sul tema impatterà nel lavoro di artisti, creator (e di conseguenza persone, studenti, lavoratori, attivisti, politici… in questa newsletter mi diverto a collegare tutti questi impatti, l’avrete capito).
Segnalo a tal proposito un’iniziativa portata avanti da creativi di enorme talento - tra cui il bravissimo LRNZ - per spingere verso una regolamentazione delle AI text-to-image o image-to-image. Altro tema gigantesco che meriterebbe una newsletter a sé.
Siamo quindi a un punto della storia in cui sono davvero poche le cose veramente nostre. In gran parte sono delegate ad altri, e da questi altri dipendono.
Realizzare questa newsletter, mettere “nero su bianco” alcune cose che mi svolazzano in testa da settimane, mi dà un certo senso di impotenza.
Il lavoro di quattro anni non è veramente mio, gli attivisti che seguo non sono autentici come dicono, se facessi attivismo non sarei autentico come dico, e le coscienze di moltissimi sono mosse da persone non autentiche come dicono.
In tutto questo mi trovo frullato in una lavatrice che mi impone di riscoprirmi, reinventarmi o riadattarmi molto più frequentemente di quanto vorrei.
Finché viviamo in questa cornice digitale, dovremo farlo secondo regole che non saranno mai nostre.
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate di ciò, quindi sentitevi liberi di rispondere a questa newsletter, mandarmi un’e-mail, scrivere in DM, quel che volete! Parliamone un po’, credo sia un bel tema. E se vi va, mandate questa newsletter agli amici e parlatene con loro.
Concludo come sempre con un po’ di aggiornamenti dal Mangiasogni World:
Uno degli obiettivi del 2023 è fare più incontri dal vivo. Se volete organizzarli o chiamarmi da qualche parte, sapete come trovarmi;
A proposito di piattaforme, è operativo il mio profilo TikTok, per diversificare e non dipendere da Meta e dai suoi capricci. Sta andando piuttosto bene, e da marzo vi caricherò contenuti specifici. Se avete piacere seguitemi, mettete mi piace, commenti ecc…
Potete sempre supportare la mia attività con un contributo su Ko-Fi. E’ possibile fare sia donazioni estemporanee che abbonamenti mensili, l’importo lo decidete voi.
Alla prossima!
E grazie come sempre di tutto,
Mangiasogni.