Lettera n.006 - Che tutte le feste porta via...
La fine delle Festività impone una riflessione sulla qualità del nostro Tempo e di come viviamo le nostre vite.
Ciao,
ho appena finito di mettere via l’albero di Natale. E’ sera, e subito mi accorgo che le strade sono più spente, più buie, più silenziose.
Ogni anno la Stagione delle Feste arriva, promettendoci di farci volare via da quel che sono diventate le nostre vite, ma come un soffio se ne va, ricordandoci quale sia la normalità e quale invece, purtroppo, l’eccezione.
A me le Feste portano enorme gioia, al punto tale da farmi pensare a quale sia la qualità del tempo che passo il resto dell’anno; ad altre persone portano dolore, perché ricordano i momenti più brutti della loro vita presente o passata.
In entrambi i casi, le Feste ci impongono di pensare a come stiamo vivendo la nostra vita. Un momento di confronto che ci dice più di quanto possiamo immaginare.
7 gennaio 2022.
Nuovo anno, nuove sfide, nuove idee, purtroppo gli stessi temi (ma ci arriveremo con calma).
Nel corso di queste Festività avevo deciso di abbassare un po’ il ritmo delle pubblicazioni e il tempo dedicato alla pagina, sia per il mio personale proposito di sfruttare al massimo il poco tempo concessomi con familiari e amici - questi ultimi ormai lontani, con cui ci vediamo se va bene 2 volte all’anno - e sia per lo shadowban da cui la mia pagina Instagram è stata colpita a dicembre, che onestamente mi aveva demotivato molto e mi ha fatto sentire davvero precario (e torneremo anche su questo).
Poi però ho voluto realizzare i 4 numeri del Mangiasogni Christmas Special, perché il Natale è la mia festività preferita e mi sembrava giusto darle uno spazio adeguato su quello che è il progetto che porto avanti con maggiore entusiasmo (mi riferisco ovviamente a Mangiasogni).
Gli Special sono stati accompagnati da sondaggi e domande, in cui è emersa una cosa che un po’ tutti sappiamo: il Natale, per moltissimi, è un momento davvero triste.
Ai sondaggi natalizi se ne sono aggiunti di analoghi per Capodanno, dove in molti abbiamo condiviso la percezione che questo Capodanno fosse davvero poco sentito, e che l’andamento del Covid-19 ci faccia davvero sperare poco su un nuovo anno migliore (oltre a un clima di sfiducia generale. Ma indovinate un po’? Arriveremo anche a questo).
Tra i vari di scambi di testimonianze festive molto tristi, mi ha fatto piacere confrontarmi con un amico psichiatra, che conferma come ogni anno ci sia un boom di ricoveri presso il suo reparto a fine dicembre e che per molti suoi pazienti questo sia un periodo particolarmente duro; la morte di Paolo Calissano - personaggio televisivo dei primi anni 2000 a cui sono insospettabilmente legato - con il ritrovamento di antidepressivi in camera sua, ha affollato ancora di più le mie stanze dei pensieri.
Perché il Natale fa così male?
Inizierei da questo: cos’è il Natale? Come lo festeggiamo?
Sicuramente la percezione del Natale e il modo in cui esso è vissuto cambia a seconda della fase della vita in cui siamo:
Finché si va a scuola, si sta a casa tendenzialmente da fine dicembre al 7-10 gennaio, godendosi il tempo con gli amici e l’attesa per i regali (soprattutto da bambini, e poi sempre meno);
All’università si approfitta per rientrare magari a casa, dopo mesi da fuori sede. Il Natale inizia già a diventare l’occasione per rivedere persone che non si vedevano da molto, come i vecchi amici e i genitori. Nel frattempo magari si studia un po’ per la sessione invernale, ma già acquisisce l’importanza di “momento per rivedere persone”;
Quando si lavora i giorni di vacanza diventano pochissimi. I più fortunati riescono ad emulare la durata delle vacanze natalizie scolastiche, mentre per molti già stare a casa dal 24 al 27 è un bel traguardo. Avendo così poco tempo a disposizione, diventa sempre di più una preziosa occasione per staccare e magari incontrare qualcuno.
Diciamo che i denominatori comuni sono (1) prendersi un momento di pausa dalla normale vita di studio/lavoro e (2) ritagliare del tempo da dedicare ad amici e parenti, specie se per qualche motivo li si vede poco.
Venendo a noi, credo sia difficile essere indifferenti al Natale. La sua portata mediatica è enorme (canzoni, film, spot, special televisivi) così come i dolci tipici, gli addobbi, le tradizioni, l’opinione che ne hanno le persone che ci circondano.
Per questo direi che il Natale o piace, o non piace.
La cosa triste è che in entrambi i casi, ci sono ottimi motivi per essere giù di morale in questo periodo, e amare il Natale non è sufficiente a vivere queste festività con felicità.
Chi “odia” il Natale spesso ha molti motivi per essere triste. C’è chi “odia” il Natale in modo più superficiale, magari perché trova stucchevole (o semplicemente falso) il clima di bontà e sorrisi che si respira, non ama i dolci e le canzoni di Natale, e in generale non apprezza il “mood” natalizio. Più probabilmente però il Natale viene “odiato” da molte persone per un motivo semplice: se il Natale è per molti il momento di prendersi del tempo per sé, rivedere i propri amici, affetti e famiglia, è ovvio che chi non ha queste cose arriverà a sentirsi incompleto, insicuro, triste.
Il clima di gioia, intimità e famiglia che si respira per circa un mese fa riapparire nella mente le persone che non ci sono più, quelle che abbiamo fatto andare via, i “bei tempi andati”, e ci mette inevitabilmente davanti al fatto che la nostra vita non sta andando affatto bene, e che non c’è al suo interno spazio per tutte quelle belle emozioni che tutti gli altri sembrano provare (nel più classico meccanismo di FOMO e ostentazione social).
Anche chi “ama” il Natale ha dei motivi per viverlo con tristezza.
Il Natale arriva una volta all’anno, tutti gli anni. E’ un appuntamento fisso, e come tale permette di fare i confronti con le “edizioni” precedenti, come fosse un sequel di una serie annuale di film che escono ogni dicembre.
Chi legge le mie vignette purtroppo sa bene come la penso sul crescere e diventare adulti: sono certo che sia un processo utile e stimolante - oltre che inevitabile - ma è spesso molto duro e ci mette davanti al fatto della costante perdita di magia nelle nostre vite.
Il Natale - io sono tra quelli che lo amano - è ricco di magia. La magia dei doni, delle luci, degli affetti, dei dolci sfornati… che però deve fare i conti con una realtà sempre più arida, anno dopo anno.
Quando sei un giovane lavoratore e arrivi a casa dei tuoi genitori di fretta la sera del 24 dicembre dopo aver lavorato fino alle 19:00, certamente guardi con nostalgia ai tempi in cui eri in pigiama dal 18 dicembre; quando non riesci più a incontrare i tuoi amici intrappolati tra le mille scadenze, ti ricordi le giornate infinite davanti al caminetto con in mano le pedine di Risiko o Monopoly.
La qualità del nostro Tempo
Che il Natale piaccia oppure no, il periodo delle festività - e qui includo anche il Capodanno - si può rinchiudere in una sola parola: confronto.
Se il Natale non piace, escludendo l’odio per le canzoncine e gli addobbi, si fa un confronto con gli anni precedenti e con una realtà che non esiste più o che non ci appartiene, magari per lutti, errori individuali, clima familiare difficile, sofferenza economica o fisica, desiderio di una vita migliore o più semplice rispetto a quella che si ha;
Se invece il Natale piace, il confronto si fa anche con il resto dell’anno. Terminano le Festività e si guarda con orrore al 7 gennaio, pensando a quanto rapidamente siano trascorse le vacanze, a quante cose che avremmo dovuto organizzare non siamo riusciti a fare, a quanto poco tempo abbiamo saputo dedicare a noi e ai nostri affetti.
Questo ovviamente impone delle riflessioni sulla qualità del nostro tempo, su come stiamo spendendo il dono della vita.
Penso che il Natale - e il Capodanno - abbia l’effetto di amplificare l’andamento della nostra vita. Se in un momento di gioia, unione, famiglia, affetto, dolcezza e condivisione noi stiamo male, vuol dire che tendenzialmente la nostra vita va male. Se soffriamo di momenti nati per essere gioiosi, più di qualcosa sta andando storto.
Come dico e ripeto molto spesso, non sono uno psicologo, uno psichiatra o un sociologo, sono opinioni che esprimo da semplice illustratore e raccontastorie, ma di cui sono convinto (oltre che aperto ad eventuali obiezioni).
Se invece appena rientriamo sui libri o a lavoro la prima cosa che facciamo è vedere quando saranno i prossimi ponti, le vacanze, che giorno della settimana sarà il 1 maggio o il 2 giugno, è chiaro che il modo in cui passiamo la stragrande maggioranza del nostro tempo (studiando o lavorando) non ci piace!
Se così non fosse, non guarderemmo spasmodicamente a vacanze, ferie, ponti, weekend.
Vivere la vita a scadenze scaglionate e predeterminate purtroppo porta a questo. Una vita all’insegna del weekend, del ponte, del ferragosto, delle vacanze estive o natalizie, con costanti e frequenti occasioni di confronto, ansia sociale, FOMO e FOBO.
Dare qualità al nostro quotidiano potrebbe essere una soluzione, ma so benissimo che non è così facile (e ovviamente non si applica a chi convive con lutti o gravi problemi economici e/o di salute).
Per fare questo bisognerebbe avere un Nuovo Ordine Mondiale che abolisca la scansione settimanale del tempo, gli anni ecc… dando loro sempre meno importanza sia nel senso buono che nel senso cattivo; oppure più semplicemente dovremmo essere noi a raggiungere un livello di soddisfazione tale nelle nostre vite da non doverci ridurre a vivere nei frammenti che ci vengono concessi dai padroni o in caso arrivare a queste scadenze prefissate senza dover fare confronti impietosi con tempi migliori.
Facile, vero?
Qualche riflessione sul futuro prossimo
Nel corso di questa lunga newsletter ho fatto qualche rimando, dicendo che di alcune cose ne avrei “parlato dopo”. Eccoci qui. Stessi temi.
Il 2023 è sempre più vicino, e con esso le prossime Elezioni Politiche (salvo imprevisti). E questo cosa c’entra?
C’entra.
Il progetto Mangiasogni nasce per parlare della difficoltà di diventare adulti, dei sogni che diventano rimpianti, della magia della vita che piano piano se ne va. Per molto tempo ho disegnato solo quello, finché non è diventato doveroso chiedersi: ok ma perché siamo così? Perché diventare adulti è cosi difficile? Perché i nostri sogni devono per forza diventare rimpianti?
Nel tentativo di rispondere a queste domande è nato un filone di racconti più “politici/sociali” che si sono uniti a quelli “intimi/esistenziali” già esistenti, in cui provo a sensibilizzare su quanto oscuro possa essere il nostro futuro, continuando il viaggio nel Regno del Male che abbiamo intrapreso da ormai molto tempo.
Se probabilmente il motivo per cui le Festività ci fanno stare così male è il rapporto che abbiamo con il nostro tempo e la nostra vita, appare come necessario fare qualcosa per migliorare il nostro tempo e le nostre vite.
Sicuramente un lavoro individuale è fondamentale, nel lavorare su come ciascuno di noi percepisce se stesso, ma la forma che avrà il nostro Paese e il nostro Mondo (in cui noi viviamo, e che ha enorme influenza sulle nostre vite) la decidiamo noi.
La politica - di qualsiasi colore voi vogliate - è ancora oggi lo strumento principale con cui dare forma al mondo in cui viviamo per trasformarlo nel mondo in cui vogliamo vivere. Statistiche alla mano, chi mi segue è soprattutto nella fascia di età 18-34: la fascia che è o sta per diventare la classe dirigente del Paese.
Vi sentite classe dirigente? Io no, ma probabilmente è il momento di darci tutti una svegliata e metterci a lavoro per provare a diventarlo.
Non dico che tutti voi da domani dovete iscrivervi a un partito e sperare di diventare il prossimo Mario Draghi entro un anno: ma un buon proposito per il 2022 potrebbe essere ricordare l’impatto che abbiamo - o che non stiamo avendo - sul mondo che ci circonda, e riflettere su come potremmo utilizzare le tantissime energie e idee che abbiamo per cambiare le cose.
Da ben 3 anni stiamo viaggiando insieme nel Regno del Male, avremo sicuramente imparato qualcosa no?
Parole conclusive sul progetto Mangiasogni
Ecco l’altro rinvio che avevo fatto.
Mangiasogni sta andando a gonfie vele, ne sono molto contento e di questo vi ringrazio. Se state leggendo questa Newsletter vuol dire che seguite la pagina con particolare affetto, al punto tale da voler conoscere il mio punto di vista anche in altre forme.
Ho tanti progetti in mente e spero di realizzarli tutti in quest’anno, tra i quali c’è quello di continuare a coltivare delle community alternative rispetto a quella di Instagram.
Lo shadowban di cui sono stato bersaglio per l’ennesima volta impone delle riflessioni, e spazi come questo servono ad aiutarmi ad impedire che tutto lo sforzo fatto negli ultimi 3 anni possa essere spento come una candela, con un soffio.
Vi ringrazio ancora tanto per il supporto e vi chiedo di condividere questa newsletter con altre persone, così da aiutarmi a farla crescere.
Vi ricordo inoltre che è operativo il mio profilo ko-fi (lo trovate qui) dovete potete offrirmi dei caffè simbolici del valore di almeno 2 euro, comodamente e grazie a PayPal. Per voi è una sciocchezza, ma se già 500 persone lo facessero potrei comprare nuova strumentazione per fare disegni fantastici (per fare un esempio!).
Come omaggio, vi lascio qui l’immagine profilo di Mangiasogni che cambierò il 9 gennaio, in occasione del terzo anniversario della pagina.
Grazie!