Lettera n. 026 - Viaggio nel Regno dei Bot
Bot di Intelligenza Artificiale per popolare e sovraffollare i social: un paio di riflessioni
Nell’apatico scrolling di fine/inizio anno, tra un panettone, qualche serata con gli amici e un rewatch de Il Signore degli Anelli, mi sono imbattuto in un articolo che mi ha colpito particolarmente, del Financial Times e riportato da Intelligencer.
Meta (società statunitense che controlla Instagram, Facebook, Whatsapp e una galassia di altre società tech e non) ha ammesso, attraverso il suo VP Product for Generative AI Connor Hayes, di voler inserire delle AI che popolino le loro piattaforme come fossero utenti, con tanto di bio e immagini profilo, che creino contenuti ed interagiscano con altri esistenti.
Sostanzialmente dei bot generati dall’intelligenza artificiale che si sommeranno agli utenti umani già esistenti sulle piattaforme social, interagiranno con i loro contenuti e saranno in grado di crearne a loro volta, usando sempre tool AI.
Questo, oltre che avvicinarci sempre più alla Dead Internet Theory, impone delle riflessioni su cui è giusto spendere qualche minuto.
La prima domanda: a cosa serve?
A cosa serve popolare i social di Meta, che già hanno miliardi di utenti, con altri generati dalle AI e in grado di creare contenuti AI? L’impatto per la società, ovviamente, è zero. L’impatto per la società Meta invece, è potenzialmente enorme. Questi bot potranno aumentare le interazioni di tutti i post, drogando i numeri dei social e incentivando i creator a creare ancora di più, nella nuova corsa all’oro verso metriche sempre più elevate che possano poi portare a collaborazioni, libri, podcast ecc…
In un futuro più lontano invece si potrebbero addirittura scavalcare i fastidiosi limiti dei creator umani come stanchezza, stress, burnout, depressione, mancanza di idee, danno reputazionale. Che impatto avrà una shitstorm su un bot AI? Un unfollow di massa per boicottare? Nessuno. Avanti con il prossimo. Il vantaggio per Meta è enorme, visto che potrà rendere i Creator ancora più effimeri, superflui e sacrificabili di quanto già non siano.
I profili di rischio
Dopo oltre 10 anni di vita social quasi perpetua, non ci sorprenderà immaginare che i vantaggi di Meta (e Tiktok, Amazon e simili…) raramente sono vantaggi anche nostri.
Se Meta davvero deciderà di seguire questa direzione, nel lungo periodo potremmo non avere più Creator umani, soppiantati da Creator bot-AI. Prima che solleviate gli occhi pensando ai Creator e a quanto poco ve ne freghi, ricordate che tutto, tutto ciò che vedete sui social è opera loro. La nostra permanenza sui social dipende esclusivamente da loro.
Che speranza ha un Creator umano di competere con un bot iper-veloce, che non si stanca mai, che non va mai in burnout, e che oltretutto è ideato e programmato per compiacere l’Algoritmo che tutti i Creator provano dalla mattina alla sera a soddisfare?
Nel breve-medio periodo, invece, lo scenario potrebbe essere ancora più inquietante.
Nella fase in cui sia Creator che utenti potranno essere indistintamente bot o umani, i bot commenteranno i contenuti creati sia dai Creator che dagli utenti. Sappiamo che lo scopo ultimo delle piattaforme social è tenerci sullo schermo più a lungo possibile, per raccogliere dati a scopo di pubblicità (“We run ads”, disse lo stesso Zuckerberg), e che il modo migliore per farlo è con indignazione, polarizzazione, rabbia e colpendo “la pancia” delle persone. Che commenti faranno degli utenti generati al solo scopo di compiacere e ottimizzare l’algoritmo? Che impatto avranno su giovani utenti, giovanissimi aspiranti Creator e su tutti noi?
Ma oggi, cosa c’è sui social?
Riflettendo su questi temi mi è stato più volte fatto notare che i social guidati dai bot AI non sarebbero interessanti o stimolanti, e verrebbero presto abbandonati. Ma è davvero così?
A mio avviso, già oggi ci sono tantissimi contenuti di cui non ci interessa assolutamente nulla del loro Creator, robaccia che scrolliamo e di cui fruiamo senza alcun desiderio di approfondire. Di molti video outfit, consigli di cibo, raccolte di screenshot e meme AI da due soldi, già oggi non conosciamo l’identità di chi li genera. Per quel che ne possiamo sapere, Connor Hayes ha già iniziato la sua opera, e stiamo già vedendo contenuti generati da bot-AI.
Perché questa rivoluzione colpirà proprio lì: sulla robaccia che consultiamo sovrappensiero, in coda alle poste, sul divano mentre dovremmo guardare un film. La marea di spazzaturAI ci colpirà nel consumo compulsivo e superficiale, dove la nostra debolezza si fa più forte.
E la verità è che già adesso Creator umani - per quel che ne sappiamo - producono spazzatura dalla mattina alla sera, per provare a compiacere l’Algoritmo e ricavarne golosi incentivi, e se e quando questo cambiamento avverrà, probabilmente neanche ce ne accorgeremo, perché la classifica delle migliori carbonare di Roma non ce la farà più il millesimo foodpornaro uguale a tutti gli altri, ma un bot - uguale a sua volta a tutti gli altri.
Magari questi bot non sapranno generare la complessità umana del pensiero artistico e creativo, il dedalo di esperienze che conduce alla creazione di un’opera artistica, ma non c’è pericolo: già da molto tempo i social non sono più il luogo per quel tipo di creazione, che non sarà emulata dai bot.
In conclusione
Vedremo se e quando la nuova visione di Meta diventerà realtà, e magari sarà emulata dalle altre piattaforme social. Sicuramente, già la sola idea è capace di scatenare molte riflessioni sullo stato di salute di Internet e quindi della nostra intera società, compreso il modo in cui spendiamo il nostro tempo, la nostra attenzione e le nostre vite.
Se già oggi consumiamo contenuti che sarebbero facilmente sostituibili dai bot, al punto tale da rendere indistinguibile il loro avvento, dovremmo senz’altro farci delle domande.
Scrivetemi pure qui, nei DM o dove volete il vostro parere, mi farebbe senz’altro piacere!
Un po’ di notizie da Mangiasogni
Il 15 marzo 2025 sarò a TEDx Colle di Val d’Elsa (SI), se farete un salto, ci becchiamo lì!;
Niente come prima, il mio romanzo d’esordio, continua a emozionare e far emozionare. Se volete leggerlo o regalarlo a qualcuno, lo trovate QUI!
Ho scritto i propositi per il 2025. Quelli più artistici riguardano il romanzo che sto scrivendo e un progetto segreto che sperò vi piacerà molto, ma vi aggiornerò man mano!
Vi ricordo come sempre che è possibile supportarmi su Ko-Fi - cliccando QUI - sia con donazioni occasionali che con l’iscrizione mensile. Vi sono ovviamente grato per tutto il sostegno che vorrete darmi.
Un abbraccio,
Mangiasogni
Il tema che sollevi è potenzialmente di importanza cruciale sotto molti punti di vista, dalla psicologia sociale all'economia, dalla credibilità (residua) dei social media alla salvaguardia della democrazia e dei diritti civili.
Sappiamo bene che influencer e aziende hanno sempre comprato fake account per gonfiare la loro base follower e "dopare" la loro effettiva capacità di raggiungere e condizionare il pubblico. Ma quei bot che dicevano tutti la stessa cosa ed erano facilmente smascherabili, sono solo una pallida ombra di ciò che potrebbero fare degli utenti AI, in grado di commentare e argomentare in modo di gran lunga più articolato e credibile dell'utente umano media.
Mi chiedo, ad esempio, su un post che parla di migrazioni, aborto, gender o altri temi divisivi, come si comporterebbero gli utenti AI? Si dividerebbero casualmente fra le varie posizioni, o in base a quale altro criterio? Si schiererebbero in base all'orientamento dell'autore del post (nell'ipotesi che l'intento sia quello di stimolare i creator a produrre più contenuti)? L'autore del post potrebbe pagare la piattaforma per ricevere interazioni a sostegno delle proprie tesi, soprattutto nel caso in cui fosse un uomo politico o comunque un influencer politicamente schierato?
E in quanto inserzionista, dovrei pagare allo stesso prezzo il traffico prodotto da utenti umani e quello generato da AI? Avrei la facoltà di pagare esclusivamente impression e interazioni di origine umana, o dovrei sottostare alle condizioni dettate da Meta?
Gran parte delle risposte a queste domande, ovviamente, dipende dalla chiarezza e dalla trasparenza con cui Meta (e le altre piattaforme che prontamente ne seguiranno l'esempio) organizzerà l'etichettatura dei contenuti AI-generated, che è una delle cose che Connor Hayes ha detto nell'articolo sul Financial Times da cui nasce questo tuo post.
Grazie, uno spunto di riflessione molto interessante e utile. Come nella maggior parte dei casi, immagino che la differenza la farà chi cerca di usufruire di questi strumenti con buon senso e spirito critico. Che sia creator o semplice utente.