Il tema che sollevi è potenzialmente di importanza cruciale sotto molti punti di vista, dalla psicologia sociale all'economia, dalla credibilità (residua) dei social media alla salvaguardia della democrazia e dei diritti civili.
Sappiamo bene che influencer e aziende hanno sempre comprato fake account per gonfiare la loro base follower e "dopare" la loro effettiva capacità di raggiungere e condizionare il pubblico. Ma quei bot che dicevano tutti la stessa cosa ed erano facilmente smascherabili, sono solo una pallida ombra di ciò che potrebbero fare degli utenti AI, in grado di commentare e argomentare in modo di gran lunga più articolato e credibile dell'utente umano media.
Mi chiedo, ad esempio, su un post che parla di migrazioni, aborto, gender o altri temi divisivi, come si comporterebbero gli utenti AI? Si dividerebbero casualmente fra le varie posizioni, o in base a quale altro criterio? Si schiererebbero in base all'orientamento dell'autore del post (nell'ipotesi che l'intento sia quello di stimolare i creator a produrre più contenuti)? L'autore del post potrebbe pagare la piattaforma per ricevere interazioni a sostegno delle proprie tesi, soprattutto nel caso in cui fosse un uomo politico o comunque un influencer politicamente schierato?
E in quanto inserzionista, dovrei pagare allo stesso prezzo il traffico prodotto da utenti umani e quello generato da AI? Avrei la facoltà di pagare esclusivamente impression e interazioni di origine umana, o dovrei sottostare alle condizioni dettate da Meta?
Gran parte delle risposte a queste domande, ovviamente, dipende dalla chiarezza e dalla trasparenza con cui Meta (e le altre piattaforme che prontamente ne seguiranno l'esempio) organizzerà l'etichettatura dei contenuti AI-generated, che è una delle cose che Connor Hayes ha detto nell'articolo sul Financial Times da cui nasce questo tuo post.
Grazie, uno spunto di riflessione molto interessante e utile. Come nella maggior parte dei casi, immagino che la differenza la farà chi cerca di usufruire di questi strumenti con buon senso e spirito critico. Che sia creator o semplice utente.
Io un po’ sarei contenta. Sarebbe un motivo che mi spingerebbe ad eliminare IG l’unico social che ho oltre a Mastodon. Su Mastodon questo non potrebbe accadere, quindi comincerò a pensare di utilizzare solo lui. Peccato che di tutti quelli che seguo su IG solo pochi ci sono passati.
Il tema che sollevi è potenzialmente di importanza cruciale sotto molti punti di vista, dalla psicologia sociale all'economia, dalla credibilità (residua) dei social media alla salvaguardia della democrazia e dei diritti civili.
Sappiamo bene che influencer e aziende hanno sempre comprato fake account per gonfiare la loro base follower e "dopare" la loro effettiva capacità di raggiungere e condizionare il pubblico. Ma quei bot che dicevano tutti la stessa cosa ed erano facilmente smascherabili, sono solo una pallida ombra di ciò che potrebbero fare degli utenti AI, in grado di commentare e argomentare in modo di gran lunga più articolato e credibile dell'utente umano media.
Mi chiedo, ad esempio, su un post che parla di migrazioni, aborto, gender o altri temi divisivi, come si comporterebbero gli utenti AI? Si dividerebbero casualmente fra le varie posizioni, o in base a quale altro criterio? Si schiererebbero in base all'orientamento dell'autore del post (nell'ipotesi che l'intento sia quello di stimolare i creator a produrre più contenuti)? L'autore del post potrebbe pagare la piattaforma per ricevere interazioni a sostegno delle proprie tesi, soprattutto nel caso in cui fosse un uomo politico o comunque un influencer politicamente schierato?
E in quanto inserzionista, dovrei pagare allo stesso prezzo il traffico prodotto da utenti umani e quello generato da AI? Avrei la facoltà di pagare esclusivamente impression e interazioni di origine umana, o dovrei sottostare alle condizioni dettate da Meta?
Gran parte delle risposte a queste domande, ovviamente, dipende dalla chiarezza e dalla trasparenza con cui Meta (e le altre piattaforme che prontamente ne seguiranno l'esempio) organizzerà l'etichettatura dei contenuti AI-generated, che è una delle cose che Connor Hayes ha detto nell'articolo sul Financial Times da cui nasce questo tuo post.
Grazie, uno spunto di riflessione molto interessante e utile. Come nella maggior parte dei casi, immagino che la differenza la farà chi cerca di usufruire di questi strumenti con buon senso e spirito critico. Che sia creator o semplice utente.
Io un po’ sarei contenta. Sarebbe un motivo che mi spingerebbe ad eliminare IG l’unico social che ho oltre a Mastodon. Su Mastodon questo non potrebbe accadere, quindi comincerò a pensare di utilizzare solo lui. Peccato che di tutti quelli che seguo su IG solo pochi ci sono passati.